“Dicono che il mondo è di chi si alza presto. Non è vero. Il mondo è di chi è felice di alzarsi” No, io non mi sveglio ogni mattina felice e nemmeno presto. E no, non sono felice tutto il giorno. Ma provo ad esserlo almeno una volta al giorno. E a farci caso. A questo punto probabilmente sarebbe opportuno discettare sul significato della felicità. Sul suo essere tale solo perché inafferrabile, estemporanea, indefinita e vacua (proprio comegli uomini che crediamo ci piacciano). Potremmo scomodare filosofi, secoli di dottrine e milioni di parole. Potremmo disquisire sulla ricerca della stessa condividendo l’ultima scoperta dell’università del Michigan. Potremmo ma non lo faremo perché la felicità a cui dovremmo ambire nel nostro quotidiano – quella che forse non ci trascinerà giù dal letto ma di certo ci aiuta a prepararci il caffè – è una cosa semplice. Semplicissima. Come quando mi ritrovo a ridere fino alle lacrime per qualche cosa demenziale scritta in qualche chat con le amiche. Come quando corro sull’asfalto rovente con trentasette gradi che se mi incrociassi al semaforo mi chiederei “Ma non c’hai niente di meglio da fare?” e boccheggiando senza alcuna esitazione mi risponderei “A me piace così”. ...
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