Essì, dicono che sia finita ma credo che per chi come noi viva con i piedi nudi e i capelli mai troppo in ordine in realtà in qualche parte del cuore non finisca mai. E anche se fosse meglio così: l’alternanza delle stagioni a me è sempre piaciuta ma si sa sul punto non sono un riferimento troppo attendibile. Io, che preferisco i cambiamenti all’immobilismo, lo scorrere dell’acqua ai bicchieri anche se di cristallo che col tempo diventano trappole. Io che prediligo le evoluzioni e le trasformazioni del corpo e dei sentimenti alla rassicurante inerzia perpetuata senza alcun fremito. Io che diffido di chi non sente irrefrenabile il desiderio di cambiare, di darsi almeno una possibilità concreta. Per questo ho sempre trovato che il lento ed inesorabile passare del caldo del buio del freddo e della luce sia giusto, che quello scorrere di sale sulla pelle e di zucchero nella cioccolata calda di pioggia che tutto porta via e di sole che tutto asciuga del silenzio di certe domeniche e del frastuono di certe onde al tramonto d’agosto fosse perfetto. Inevitabile oltre che perfetto. E per questo l’ho sempre vissuto senza malinconia alcuna. E senza opporvi resistenza. E allora ben ...
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