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Channel: alessandra airò – Little Snob Thing
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UNA TEQUILA E’ PER SEMPRE – PARTE PRIMA

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Sono sempre stata una di quelle da partenza facile. Una di quelle che non ci ha mai pensato due volte prima di mettere il suo mondo – o una parte di quel mondo – in un borsone e andare. Una di quelle che avrò i miei luoghi del cuore, qualche casa e almeno una dozzina di buoni motivi per restare ma anche la ferma convinzione che questa terra e quest’angolo di cielo vadano visti e vissuti e farlo rimanendo seduta in un luogo con i piedi che calpestano sempre la stessa porzione di spazio non è possibile. Sono sempre stata una di quelle che in viaggio non si ferma mai – mia madre probabilmente direbbe non solo in viaggio – ma soprattutto in viaggio. Senza troppi fronzoli, senza troppe paure, senza troppe paturnie. Di quelle a cui raramente sentirete dire che è stanca. Di quelle che fa caldo ma la cosa in fondo non mi interessa più di tanto. Di quelle che una felpa con il cappuccio grigia e lunga sulle maniche e si può andare ovunque. Di quelle che se piove ad un certo punto di certo smette. Di quelle che assaggia tutto, senza nemmeno chiedere cosa sia. Ed ...

QUANDO SIETE FELICI FATECI CASO

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“Dicono che il mondo è di chi si alza presto. Non è vero. Il mondo è di chi è felice di alzarsi” No, io non mi sveglio ogni mattina felice e nemmeno presto. E no, non sono felice tutto il giorno. Ma provo ad esserlo almeno una volta al giorno. E a farci caso. A questo punto probabilmente sarebbe opportuno discettare sul significato della felicità. Sul suo essere tale solo perché inafferrabile, estemporanea, indefinita e vacua (proprio comegli uomini che crediamo ci piacciano). Potremmo scomodare filosofi, secoli di dottrine e milioni di parole. Potremmo disquisire sulla ricerca della stessa condividendo l’ultima scoperta dell’università del Michigan. Potremmo ma non lo faremo perché la felicità a cui dovremmo ambire nel nostro quotidiano – quella che forse non ci trascinerà giù dal letto ma di certo ci aiuta a prepararci il caffè – è una cosa semplice. Semplicissima. Come quando mi ritrovo a ridere fino alle lacrime per qualche cosa demenziale scritta in qualche chat con le amiche. Come quando corro sull’asfalto rovente con trentasette gradi che se mi incrociassi al semaforo mi chiederei “Ma non c’hai niente di meglio da fare?” e boccheggiando senza alcuna esitazione mi risponderei “A me piace così”.  ...

PUGLIA, MON AMOUR

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La pietra Leccese, fredda ed immobile, a tratti austera. I cuscini enormi sparigliati perché l’ordine non è mai appartenuto a un divano. Le lanterne comprate nel suk di Marrakech a ricordarti che il mondo è bello, è vario e c’è un po’ di luce in ogni luogo. Gli asciugamani di lino grezzo quasi croccanti. Le tende bianche lasciate libere di sventolare assecondando il vento che decide da che parte andrà il mare. Il ferro battuto, qua e là. Una pirofila piena di fichi d’India. E ancora le porcellane di Grottaglie. Le pigne che si dice che portino fortuna e allora per essere proprio sicuri noi le mettiamo anche agli angoli dei balconi. Il bucato dimenticato ad asciugare sui fili di ferro. Io me lo immagino così il mio luogo del cuore. Una masseria alle porte di Lecce, in quell’angolo di terra in cui sono nata non troppo lontano dal mare, che sa profumare di vino e di pane caldo e di salsedine e di latte di mandorla nel caffè e di pasticciotto e di lavanda e rosmarino e di tavole imbandite perché da noi la tavola è una cosa seria e di vento e di afa. Capace di essere casa ...

LITTLE SNOB INSPIRATION: UNA CAMICIA D’ESTATE

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Lo so: lì fuori fa caldo. Anzi caldissimo. Di quel caldo che mi chiedo come si faccia ad avere una vita sociale con la crema idratante che ti si scioglie sulla pelle e i capelli che durano meno dei calzini uniti in lavatrici. E a nulla vale ricordarmi che è luglio e si sa sono almeno duemila anni e qualche decennio in più che a luglio fa caldo. Io l’aria afosa e appiccicosa che manco certi uomini (quelli che in genere non ti piacciono) la amo solo quando sono stesa sul bagnasciuga con la sabbia bagnata sul fondoschiena e il sole in faccia. Prima di quel momento a me piace immaginarmi in un micro-cicla temperato, a Parigi in piena HauteCouture, con il vento di tramontana che mi liscia i capelli e tonifica la pelle del viso e asciuga senza seccare i calzini stesi. E che mi consente di indossare una camicia a maniche lunghe. Che faccio fatica a pensare a qualcosa di più chic. Insieme alla granita di gelsi. < /a>

SCANDAL, LAMPONI, UN WEEK-END A CAPRI E QUALCHE CICALA

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Little Snob Things. Ovvero le piccole cose belle. Quelle che ci sono basta saper guardare. Momenti di trascurabile felicità come direbbe qualcuno che sa scrivere meglio di me. I desideri che anche se alla fine restano tali son così belli da avere. I pensieri che sanno di casa, i consigli della nonna, gli indirizzi da appuntare da qualche parte, la lista della spesa che non è tale se non la dimentichi a casa. Che quando mi chiedono il perché di questo nome a me vengono in mente queste cose qui. - More a iosa e lamponi sempre. Da qualche giorno a questa parte anche a colazione, insieme al pane leggermente tostato, al miele e al caffè americano. - Una borsa di paglia, di quelle con cui puoi scenderci in spiaggia – certo – ma che sono stupende anche e soprattutto portate in città. Con i pon-pon colorati, gli specchietti e i campanelli quasi a voler annunciare il nostro arrivo (la mia preferita è quella delle Muzungu Sister intorno a cui sto amoreggiando da settimane, mesi e anni, un po’ come fosse Leonardo di Caprio) - Bevete almeno due litri di acqua al giorno. E non dimenticate i limoni appena sveglie ...

#MOODFORFOOD, MA CHE SI SAPPIA: NON SO CUCINARE

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- Che si sappia: non so cucinare, eh - Le premesse erano state più o meno queste ma loro – quelli di Marella – sorridendo, secondo me per la disperazione all’idea di me ai fornelli, mi avevano promesso che l’avrebbe fatto qualcun’altro al posto mio. E che non mi sarei dovuta preoccupare della cottura della pasta. E che non avrei dovuto lasciarmi ingannare dal nome del progetto – Mood For Food. E così, da inguaribile entusiasta – oltre che un’incosciente cronica –  mi sono lasciata coinvolgere all’interno di questo viaggio itinerante che si pone come obiettivo quello di mixare fashion e food in occasione di Expo2015. E di farlo con consapevolezza e con leggerezza, che poi è così che dovrebbero essere i progetti tutti. Con un tratto di matita, quella della bravissima Annalisa Beghelli su una maglietta (io ho scelto di indossare una cipolla di Tropea: che non si dica che le blogger non hanno senso dell’umorismo, please). Con cinque tappe in cinque città italiane (dopo Napoli sarò presente a Roma il sedici settembre). Con gentilezza e garbo. E con un meraviglioso completo bianco, che non saprò lessare gli spaghetti ma le cose belle e le cose buone e le cose fatte ...

L’ESTATE ADDOSSO

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Il primo lunedì che a guardarlo bene sembra un sabato. Il primo lunedì con la sveglia senza sveglia. Con le finestre spalancate sul mare. Il primo lunedì che piede destro giù dal letto e ti infili il costume e fai colazione a piedi nudi addentato frutta e caffè e i resti del dolce della sera prima. Il primo lunedì con te che attendi il tramonto nel luogo più bello in cui lo possa fare: sul mare, birra ghiacciata in mano e occhi fissi sull’orizzonte consapevole che certi giorni ciò a cui dovremmo ambire è solo un po’ di normalità (che a volte ci dimentichiamo quanto possa essere bella, anche la normalità). Il primo lunedì con il pranzo a base di gelato, con la sabbia fino a sotto le lenzuola, con le pagine dei giornali che si stropicciano al vento di tramontana. Con le gambe nude e abbronzate che pedalano, le pelle lasciata scoperta, le cicale come sottofondo delle telefonate. Con qualche lentiggine che esce sul viso e il segno dell’orologio sul polso che te lo ripeti ogni anno di toglierlo e invece – anche quest’anno l’hai dimenticato. Il primo lunedì con i capelli annodati in una treccia lasciati asciugare, la ...

E ALLORA BEN VENGA, ANCHE SETTEMBRE

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Essì, dicono che sia finita ma credo che per chi come noi viva con i piedi nudi e i capelli mai troppo in ordine in realtà in qualche parte del cuore non finisca mai. E anche se fosse meglio così: l’alternanza delle stagioni a me è sempre piaciuta ma si sa sul punto non sono un riferimento troppo attendibile. Io, che preferisco i cambiamenti all’immobilismo, lo scorrere dell’acqua ai bicchieri anche se di cristallo che col tempo diventano trappole. Io che prediligo le evoluzioni e le trasformazioni del corpo e dei sentimenti alla rassicurante inerzia perpetuata senza alcun fremito. Io che diffido di chi non sente irrefrenabile il desiderio di cambiare, di darsi almeno una possibilità concreta. Per questo ho sempre trovato che il lento ed inesorabile passare del caldo del buio del freddo e della luce sia giusto, che quello scorrere di sale sulla pelle e di zucchero nella cioccolata calda di pioggia che tutto porta via e di sole che tutto asciuga del silenzio di certe domeniche e del frastuono di certe onde al tramonto d’agosto fosse perfetto. Inevitabile oltre che perfetto. E per questo l’ho sempre vissuto senza malinconia alcuna. E senza opporvi resistenza. E allora ben ...

DELLA PERFEZIONE DI CERTI REGGISENI E ALCUNI UOMINI – #TRIUMPH

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Il 76% delle donne indossa il reggiseno sbagliato. Quando me l’hanno detto la prima cosa che ho pensato è che forse sono ancora di più quelle che si innamorano dell’uomo sbagliato e se è possibile la cosa è ancora più grave se non fosse che il reggiseno lo portiamo tutto il giorno e tutti i giorni (#freethenipple solo la sera, dopo le dieci, please) mentre l’uomo lo possiamo lasciare anche sul divano di casa per andare a fare un brunch con le amiche.  Da qui l’importanza di scegliere prima di tutto il reggiseno perfetto. E poi visto che ci siamo magari anche l’uomo non dico perfetto ma che almeno sappia toglierci il reggiseno con una sola mano e in meno di venti secondi. Io per non farmi parlar dietro. E per fare le cose a modino. E in virtù del mio ruolo di social-cavia ho addirittura preso un volo destinazione Londra per andare a trovare il mio (reggiseno non uomo, eh). Inizia così, a metà luglio – in una stanza hipster dell’Ace hotel di Shoredicht con una colazione a base di avocado e uova -  la mia collaborazione con Triumph che ci vedrà tutte con le mani in pasta tra ...

DI JOHNNY, DI CERTI SGUARDI E DI UN PAIO DI FORBICI

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Pantaloni beige che a una prima e rapida occhiata paiono di lino o comunque più adatti a una scampagnata al lago di Bracciano di sabato pomeriggio a pescar trote, giacca verde asparago che manco Jonny ai tempi di Blow con la Kate appesa al lampadario si sarebbe potuto permettere e forse il peggio del peggio quel mocassino bicolor con zeppa che ti verrebbe da dire: ma come hai fatto? E soprattutto: come hai fatto a fare questo a noi, Johnny? E’ questo il primo pensiero che trapassa la mia, la tua e la nostra testa. Un pensiero affogato nella tristezza, nella disperazione, nella confusione e probabilmente in un paio di whisky. Li stessi che deve aver ingerito il nostro adorato quella mattina.  Senza ghiaccio che si sa: annacqua. Il secondo – già più rincuorante e costruttivo del primo è: se Johnny si è ridotto così di certo io posso avere la cellulite. E quello con cui esco la cinta di Hermes. Ma si sa i primi e i secondi pensieri spesso sono dettati dalla foga. Da un’istintività che acceca la mente. Obnubila la ragione e le conclusioni che ne conseguono. E allora passano le ore. Togli i tacchi. Metti i ...

#LITTLESNOBCINEMA – QUANDO LA MOGLIE E’ IN VACANZA

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- Che vergogna quando arrivò l’idraulico. Io lì, tutta nuda nella vasca e…non avevo lo smalto sulle unghie! - Un bacio, nulla di più. Di quelli a labbra strette per giunta che al più in terza media con il compagno di banco. Quello che più mi piace delle vecchie commedie è questo: quel senso del pudore che nulla toglie alla narrazione, anzi. La fotografia un po’ sgranata sui nostri televisori troppo definiti per un’epoca in cui si lasciava molto all’immaginazione e la semplicità a tratti banale di alcune storie di cui però non puoi fare a meno di innamorarti, sopratutto in una sera di inizio autunno con il gelato al pistacchio e una tshirt a maniche lunghe sul divano. In questa poi  c’è lei. Il vestito bianco che si alza sulle grate al passaggio della metropolitana che è diventato storia, facendo diventare lei il Mito. La sua malizia mai volgare anche quando confessa al suo vicino di casa di mettere la biancheria in frigo come rimedio al caldo e forse dovremmo provarci anche noi. La NewYork degli anni Cinquanta a far da sfondo. L’ironia di Billy Wilder alla regia che racconta con apparente leggerezza il boom economico, il consumismo, il ...

CHANEL LOVES FIRENZE (E LITTLE SNOB THING ANCHE)

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- Che bella Firenze le sere d’estate, le luci del centro, le nostre risate, beh che cosa vuoi che ti dica, ti voglio bene anche se ormai è finita, non sarà certo Mastroianni a cancellare sei anni e non sarà stasera a cancellare una vita intera. Ma stasera ho voglia di girare ancora un altro finale, per noi che non ci amiamo più – E per una storia d’amore che finisce nella bella Firenze a cui tutto perdoni, anche il caldo opprimente di certe notti d’estate, una ne comincia. Un bacio di sera su Via dei Calzaiuoli. Le farfalle nello stomaco, e anche un po’ più su vicino al cuore. Il sorriso inconsapevole che rende bella anche la pioggia quando ti sorprende con un paio di sandali gialli ai piedi. Le mani che si cercano e gli sguardi carichi di aspettative (e di mascara) che si trovano anche in mezzo a quella folla di turisti. Il rosso lacca di certe bocche. Il tempo che si dilata, diventa immenso e poi si accorcia fino a scomparire, fino a farsi dimenticare. Due gocce di profumo tra la nuca e l’orecchio in quella esatta porzione di collo, nulla di più. Io l’ho immaginata ...

SOMETHING SPECIAL

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Ieri sera sono andata a cinema – il primo cinema di stagione, con tanto di amica, pioggia torrenziale e manco l’ombra di un filo di trucco – a vedere Dove eravamo rimasti, quello con Meryl Streep per intenderci che per quanto mi riguarda potrebbe interpretare anche Vanna Marchi aggiudicandosi l’Oscar figurarsi se non può vestire i panni di simil pelle di una attempata aspirante rockstar al verde alla prese con i rimorsi per una vita familiare a dir poco disastrosa. Di per sé il film non è niente di che. Ma guardandolo, anche senza pretese, ho riflettuto su quanto siano belle le famiglie, quelle che non sapresti dire come alla fine ce la fanno. Quelle che si può essere in due o in diciotto, compresi gli amici dei figli e i loro figli ma il posto non manca mai. Le famiglie che sanno ritrovarsi. Aspettarsi se necessario perché i tempi a volte corrono in maniera diversa e non ne esiste uno più giusto dell’altro. Quelle che sanno rispettarsi. E perdonarsi. Le famiglie che puoi anche andare lontano ma le porti con te, ovunque. Quelle ingombranti. Incasinate. Quelle che nulla hanno a che fare con l’idea che tu avevi di famiglia, ...

NEW YORK CITY E IL PRIMO STREETSTYLE DI STAGIONE

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NewYork. Ovvero i grattacieli. L’adrenalina che si respira nell’aria, tra quelle vie dove tutto può succedere e dove tutto sembra possibile. I taxi gialli. Il profumo di hot-dog misto allo smog. Il passo spedito di chi imbocca la metropolitana per andare a lavoro. Carrie che ti pare di vederla ad ogni angolo ma forse sei solo ubriaca dopo la notte trascorsa al The Box a buttar giù margarita. Le lunghe passeggiate da Soho al Greenwich. Le gallerie d’arte. Un autunno che tarda ad arrivare e le foglie in tutte le gradazioni di giallo di Central Park con lui. E soprattutto il panino di Shake Shack che per me rimane uno dei migliori motivi per mettere piede lì. New York. Che apre il calendario delle settimane della moda. Che ricorda alle addette ai lavori che è arrivato il momento di scrollarsi la sabbia di dosso e tornare a lavorare. Che inaugura lo streestyle di stagione: tanto si sa alle sfilate ormai non ci va più nessuno e tutti sono lì solo per farsi fotografare. Tanto denim, anche quello sdrucito recuperato in qualche negozio vintage a venti euro va benissimo. I blazer a pelle che io li trovo una delle soluzioni più ...

L’EDERA, DUE SPRITZ, ROMA E MARELLA

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I cappotti color cammello e biscotto. Un bicchiere di spritz che siete sicuri non rientri nella Dukan? Le amiche che passano a darti un bacio. E a provarsi quel maglione che sa di neve e camino. Via Frattina. L’edera che a Roma cresce ovunque. L’expo che arriva anche qui. Settembre e l’aria di un’estate che sembra non finire mai. Una disegnatrice che si diverte a giocare con le cipolle e i melograni. Un gruppo di PR che dire deliziose è davvero poco. Io che continuo a non saper cucinare. - Facciamo un altro brindisi? – Se proprio insisti - L’attitudine italiana a far le cose belle e buone e dovremmo ricordarcene più spesso. Un completo della collezione 365  (per intenderci: non si stropiccia e lavabile a mano, lo metti d’estate e d’inverno e lo porti ovunque – forse anche in palestra ) che diventerà un must dei miei viaggi, già lo so.  Io che adoro il mio lavoro. E le persone che lo rendono ancora più bello.

MILANO, FAMMI SENTIRE A CASA

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Si accettano cene a base di carboidrato violentissimo, margarita, mazzi di tulipani e tulipani a mazzi, pedalate, private sale, corsette a Parco Sempione con annessa seduta dal parrucchiere cinese con piega a sette euro, psicoterapia di gruppo, sushi, hamburger e una porzione di NY cheescake della Lulu per colazione, letti e brandine, e divaniletto, parcheggi abusivi, sedute spiritiche, previsioni meteo attendibili, pomeriggi in SPA, concerti privati, appuntamenti non di lavoro, caffè americani, meeting dall’estetista, passeggiate in show-room, video riprese e servizi fotografici a orari consoni, panettoni burrosi da posizionare sul fondoschiena, comodini e it-bag e suite d’hotel e abbracci non appiccicosi e passaggi in motorino e numeri di telefono e camerini liberi e Compeed e biglietti del teatro e del cinema e della lotteria. Milano, fammi sentire a casa.

LA BELLEZZA DELL’EFFIMERO. E DI CHANEL

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Effimero. Qualcosa di fugace. Passeggero. Fragile nel suo esserci nel tempo. E forse la sua bellezza – quella che ti attrae e che vorresti poter fermare – trova la sua ragion d’essere proprio in quella incostanza. Nella mancanza di eternità. Lì, in quell’attimo di non immortale, davanti alla vacuità del tempo saltano gli schemi, i piani, le certezze. Si annullano le distinzioni e le consuetudini. Si mandano all’aria le regole. Si sovverte ciò che è sempre stato. E non avrebbero potuto scegliere nome più consono per la nuova boutique di Chanel che per l’appunto – Effimera. Hanno spalancato le finestre a via del Babuino, nel cuore borghese di Roma, lasciato che la magnolia secolare dal giardino entrasse in casa e colorasse le pareti. Hanno abbattuto i muri – tutti – le differenze tra uomo e donna, tra i profumi e le giacche, lasciato che gli elementi si mischiassero e contaminassero tra di loro, che ci fossero espadrillas, rossetti, bici, zaini, 2.55, pagine di bellezza e pezzi iconici in un spazio privo di confini e delimitazioni. Di regole già seguite. Di schemi noti. Di storie già sentite. Senza paura alcuna. Non bisogna averne se non davanti all’eternità. E questo è solo ...

DEL TEMPO RITROVATO

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Il mio lavoro mi lascia molto tempo libero. O meglio a volte mi lascia molto tempo libero, altre volte mi fa solo sognare di poter fare una lavatrice a casa mia, davanti al mio armadio, stesa sul mio letto mentre guardo un film su Sky aspettando che lo smalto asciughi. O meglio a volte mi lascia molto tempo libero e quando lo fa, generalmente, gli altri lavorano, quelli con gli orari prestabiliti e i giorni prestabiliti e la sveglia prestabilita per intenderci, praticamente oltre tre quarti delle persone che conosco. E così se è vero che di necessità si fa virtù negli ultimi mesi – da quando ho rivoluzionato per l’ennesima volta la mia vita – mi sono più volte trovata  a riflettere sul significato di tempo libero (su quello perduto a quanto pare si era già disquisito abbastanza). Sul suo valore. Sulle sue infinite forme. E soprattutto su come occuparlo. Dormendo è sicuramente la risposta più facile. La più immediata. Quella che determina il mio essere una persona orrenda che se non ha un volo o un treno o un taxi-in-quattro-minuti-sotto-casa prima dell’alba può aprire gli occhi alle nove la mattina. E prepararsi la colazione in sedici fasi – ...

LITTLE SNOB FASHION WEEK, PER ME

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Un po’ caotiche, un po’ disordinate. Non tutte strettamente fashion ma cosa importa: la moda è bella fino a quando ci mantiene leggere. Fino a quando ci fa sentire belle, senza il bisogno di stravolgere ciò che siamo. Ed è così che dovremmo viverla e raccontarla: con leggerezza, ironia, un velo di blush e i capelli mai troppo in ordine. Le cose belle di questa Fashion Week, perché ce ne sono state – tante, per me. Marco De Vincenzo. I colori dei vestiti. Il suo Giappone reinventato e ridisegnato. I cappotti oversize. Il giallo e il nero, il bianco e il rosso. La bellezza delle idee che prendono una forma precisa, quella di un vestito. E gli applausi veri di chi gratifica come può un lavoro fatto bene.  In assoluto la mia preferita. Il gelato alle cinque di pomeriggio – tutti i pomeriggi, stracciatella e pistacchio, con la scusa che a pranzo praticamente non si è mangiato. Con un po’ di panna, perché senza panna che gelato sarebbe. La cena da Marta la sera prima che prendesse forma il traffico e il delirio, con Daria a parlare di noi. Di capesante affondate nella crema di ceci. Di uomini che non ...

#TAKECONTROL (DELLA TUA PELLE) E DELLA TUA SICUREZZA

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  A sedici anni – o forse quindici non ricordo bene – ho avuto l’acne. Quella adolescenziale, quella che passa con il passare dei giorni fino a non lasciare alcun segno se non nella memoria, quella che è frutto di un’età in cui la cosa più semplice forse che ti possa accadere è svegliarti con la pelle imperfetta che grida ciò che tu non riesci a fare. Quella che ti fa piangere perché ti vedi allo specchio e non ti piaci. E’ questa la prima cosa che ho pensato quando qualche settimana fa mi hanno proposto di provare la nuova linea di Vichy anti-imperfezione per pelli che adolescenziali non lo sono più. Me ragazzina, con la borsa di Mandarina Duck grigio scuro, la Smemoranda, la pelle imperfetta e una abbondante dose di insicurezza. E se è vero che a quindici anni la sicurezza è un’utopia al pari della comprensione delle lezione di filosofia è anche vero che è fondamentale – per una donna – stare bene nella propria pelle. Riconoscersi, nell’immagine di se riflessa in uno specchio. E se è vero che a volte lo stress, la mancanza di sonno, un bicchiere di vino possono non aiutare è anche vero ...
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