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Channel: alessandra airò – Little Snob Thing
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SPEGNI, RIAVVIA (E CONFIDA NEL KARMA) #TIMGIRLSHACKATHON

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Ci sono cose che pensiamo siano fatte ad immagine e somiglianza degli uomini. Ci sono cose che crediamo siano troppi difficili per noi. Ci sono cose che riteniamo non possano interessarci, incuriosirci ed ammaliarci. Ci sono cose con cui preferiamo non combattere, come quando il computer si impalla e l’unica cosa che possiamo – e sappiamo fare – e’ spegnerlo e riaccenderlo confidando nel karma. La tecnologia, ad esempio. Che erroneamente non decliniamo mai al femminile. Che teniamo lontane da noi, come quel paio di scarpe che ci fa male. La tecnologia con cui dovremmo provare a sporcarci di più le mani (e per farlo, non è nemmeno necessario rovinare la manicure o prendere in mano un cacciavite). La tecnologia a cui dovremmo dare un’opportunità, un po’ come facciamo con certi uomini. E che non sia solo quella del – Riavvia – sul Mac, mentre incrociamo le dita! (E Tim e’ dalla parte di chi vuole provarci organizzando un #TIMgirlsHackathon destinato alle ragazze dell’ultimo triennio per dare loro la possibilità per una giornata – sette ore da nerd per intenderci!! – di cimentarsi con la programmazione con l’obiettivo di avvicinarle alla tecnologia. E a quel mondo che troppi pensano essere solo maschile. ...

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HEY LAURA, IT’S ME

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E’ lunedì sera, lì fuori. E anche qui dentro. La casa profuma ancora di vernice fresca. Una pila di libri che non hanno trovato posto sui ripiani bianchi della libreria giace a terra, accanto a una vecchia foto regalo di una persona speciale. Ci sono cuscini ovunque: sono una specie di ossessione per me. Una di quelle cose a cui non posso e non voglio rinunciare. L’immagine di me stesa sul letto si riflette nello specchio. I piedi sono nudi sul parquet, senza nemmeno l’ombra dello smalto. La voce rauca e sporca di Gregory Porter -  Hey Laura,/Sorry but I had to rang your doorbell so late/But ther’s somthing bothering me/I really am sorry but it just couldn’t wait/But I held the doze of make believe. E chissà dove va finire l’amore. Se si dissolve, se si trasforma o se – semplicemente – si nasconde come certi maglioni che dimentichiamo sul fondo dell’armadio. La finestra è aperta:  novembre ma l’aria è mite. Al punto da non farmi credere possibile che presto ci sarà la neve e la pioggia e le gambe a cercare riparo sotto la coperta e l’odore della cannella a inondare casa e un nuovo anno. Un bicchiere ...

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UNA TURISTA A ROMA #LVCITYGUIDE

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Sono molto fortunata perché abito in una città che amo profondamente. Di un amore consapevole, così come dovrebbe essere l’amore sempre. Quel tipo di sentimento che conosce i limiti, i punti deboli, le mancanze e nonostante tutto: vive. Quel tipo di sentimento che a volte diventa ingombrante perché sarebbe più facile muoversi – cambiare, spostare il corpo insieme alla mente – se non ci fosse lui a trattenerti. Quel tipo di sentimento che quando meno te lo aspetti, distratta come sei dal traffico e da un semaforo troppo lungo, ti ricorda il perché quattrodici anni fa scegliesti lei. E perché oggi nonostante tutto lo faresti di nuovo. Sono molto fortunata perché abito in una città bellissima. Probabilmente la più bella di tutte. Difficile come lo sono sempre le cose belle. Una città che richiede pazienza, tenacia, spirito di avventura. Ma che sa ripagarti di tutto. A costo di regalarti un pezzo di anima per farsi perdonare. Per il mercato di Testaccio, per i terrazzi che si lasciano scoprire da certe finestre, per l’acqua delle sue fontane, per i fiorai aperti tutta la notte. Per la capacità che ha di cambiare adeguandosi al tuo umore e ai tuoi passi. Un po’ ...

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LITTLE SNOB MUSIC – LA PALYLIST DI NOVEMBRE

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Io adoro chiedere alle persone di dirmi una canzone. Davvero. E’ una cosa che faccio sempre. Parliamo, chattiamo, scriviamo e dal nulla – un po’ come fanno le pazze sia ben chiaro – io chiedo di dirmi una canzone. Una che vada bene per quel momento. Qualunque genere. Qualunque sonorità. Qualunque stato d’animo. Senza pensarci troppo che non sempre serve. E visto che mi piace farlo e visto che le parole in musica in una vita non sono mai abbastanza e visto che adoro regalare pezzi di me ho pensato di raccogliere man mano le playlist (dicesi playlist quegli accrocchi di canzoni che ascolto il loop per due/tre/quattro settimane prima che mi nausino all’incedere delle prima tre note, n.d.r. ) con la speranza che possano avere infinite vite, queste canzoni. E che possiate attaccarci i vostri ricordi, le vostre cantate sotto la doccia, i vostri balletti fuori tempo, qualche alba, una decina di tramonti e almeno un paio di baci. Gregory Porter, Hey Laura Voce rauca e sporca: ti basta chiudere gli occhi per vederlo nitidamente in un bar di Brooklyn di quelli carichi di fumo e whisky e lì fuori dalla porta il freddo di una notte di novembre neworkese. ...

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FREEDOM

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Siamo nati credendo che i confini non esistessero. Che non ci fossero limiti al nostro camminare: noi la generazione che prenota i biglietti aerei stando a letto in meno di tre minuti. Quelli che viaggiano in luoghi che già solo ai nostri genitori sembrano irraggiungibili. Noi – quelli che hanno studiato a Roma, sono andati a Parigi in Erasmus, hanno fatto un master a Londra e se solo lo vorranno potranno lavorare a Tokyo a Buenos Aires o dove altro la vita li porterà. Noi – la generazione che si muove con più dimestichezza sulle gambe che su una cartina perché chissà se chiudendo gli occhi, su un foglio bianco sapremmo disegnarli quegli orizzonti che ci è dato raggiungere semplicemente allungando la mano. Quelli della libertà perché ci hanno detto fin da piccoli che avremmo potuto essere quello che volevamo e noi da bambini ubbidienti ci abbiamo creduto. Medici, eterne fidanzate, ingegneri, volontari, atei, mogli e mariti, madri di bambini con passaporti diversi dal nostro, avvocati, giudici e non di noi stesse, incalliti lettrici di stelle, traduttrici, pigre studentesse fuori corso, donne con lo zaino in spalla, uomini con una cravatta al collo. Ci hanno detto che avremmo potuto amare ...

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BROOKE, WHATSAPP E IL CORAGGIO DI ESSER PAZZI

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Se faccio questo pensa questo. Se dico questo invece pensa quest’altro. Se rispondo così non vorrei pensasse così. La virgola la metto? Si, metti caso che poi reagisce così. Mh. Sia mai capisse che mi piace, eh. Non vorrei disturbare. Forse non è a casa. E poi c’è XFactor e si sa – uno mica può deconcentrarsi. E la palestra. E sarà in giro con le amiche a far shopping. Le tre di pomeriggio sono un pessimo orario. Anche le quattro. Per non parlare delle cinque. Meglio whatsapp. Ma non troppo dolce. Vada per il like. Eh. Ci siamo visti venerdì. Poi sembra troppo. O è troppo poco? Non sono una appiccicosa. E manco una pazza. Mica è una cosa seria. Non vorrei fraintendesse. Sai. E poi il venerdì è sacro. Gli spazi. I tempi. Le ansie. Le altre. Il ciao va bene? O è troppo colloquiale? Da che mondo e mondo e da che tempo e tempo in amore vince l’audacia. Non ricordo una sola storia d’amore – di quelle in grado di vincere la relatività dello spazio e del tempo, di quelle in grado di diventare storia a loro volta – che non includa un’abbondante dose di audacia. ...

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BE STRONG, BE BEUATIFUL, BE TRIUMPH

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Confidence. Non esiste mantra ripetuto come fosse una poesia di Natale, combinato disposto di specchio, luci e crema anticellulite o serie ininterrotta di squat che possa funzionare meglio su di noi, sulla percezione che noi stesse abbiamo del nostro corpo e sugli altri della – confidence. Sentirsi bene nella propria pelle, anche quella nuda. A proprio agio prima di tutto ai nostri occhi e poi a quelli del nostro interlocutore. Sicure di noi. Di ciò che siamo, di ciò che vogliamo – perché avere un obiettivo, una visione, un traguardo da raggiungere è essenziale – sicure di ciò che possiamo fare. Anche e soprattutto dei nostri limiti perché la bellezza è tanto più autentica quanto lo è la consapevolezza dei nostri punti deboli. Delle nostre crepe. Dei nostri difetti. Non siamo modelle, attrici, prototipi perfetti di una bellezza lontana anni luce dalla normalità in cui è intrisa la nostra vita ma siamo vere. E nonostante certe mattine l’unica cosa che vorremmo è svegliarci con lo stacco coscia della Iza e la piega perfettamente disordinata di Alexa Chung quella verità è ciò che di più prezioso abbiamo. Ed è ciò in cui dobbiamo credere perché l’immagine di noi riflessa in uno specchio ...

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L’AMORE E’ CONNESSIONE (O #SMARTLIFE)

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  Connessi. E’ questo che siamo. Gli uni con gli altri in maniera viscerale. Dalle nostre azioni, dai nostri silenzi, dal nostro immobilismo, dalle nostre parole. Dai desideri che muovono le nostre giornate, dai valori in cui crediamo e in cui riponiamo la nostra fiducia, dagli obiettivi che con più o meno volontà perseguiamo. Siamo gli uni indissolubilmente collegati agli altri, da una moltitudine di fili – sottili, colorati e ingarbugliati. E forse non ce ne accorgiamo e forse ci risulta più facile oltre che più comodo dimenticarlo e probabilmente distratti come siamo a quei fili in cui inciampiamo continuamente preferiamo non prestare troppa attenzione certi che – siamo isole libere in questo mare. Eppure sono quelli stessi fili – sottili, colorati ed ingarbugliati – che ci consentono di rimanere a galla e di non annegare. Che ci ricordano certi giorni l’origine della nostra volontà. Quelli stessi fili che danno vita all’arcipelago in cui fluttiamo – isole certo, ma mai troppo distanti l’una d’altra perché soli perderemmo il senso di ciò che siamo. La magia – di un amore quando nasce o di un’amicizia o di un destino – mi piace pensare sia racchiusa in quella matassa di fili. E ...

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COS D’INVERNO, DI NATALE E MARLON BRANDO (SEMPRE LUI)

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COS, ovvero considerazioni in ordine molto sparso in un lunedì di inizio dicembre in bilico tra l’alba e il tramonto. O meglio non so che ore sono e potrebbero essere le tre e mezza del pomeriggio o le nove meno dieci di sera. Ho una fame che mi mangerei anche i comodini in truciolato dell’Ikea. E invece devo ancora smaltire le diciotto portate in quarantasei minuti del week-end sul lago d’Orta da quel gran figo di mister Cannavacciulo. Mancano diciasette giorni a Natale e sia ben chiaro io il Natale lo adoro e anche tanto – un po’ meno le lucine blu sui balconi e le macchine in quarta fila davanti alla Feltrinelli e le pile di cotechino al supermercato – ma saranno i diciotto gradi di Roma, saranno le infinite cose da fare, sarà che ancora non ho mangiato una sola fetta di pandoro mi sembra lontano ma talmente lontano che piuttosto che mettermi a fare l’albero pelo patate. Mi sistemo le sopracciglia e passo dalla tintoria a ritirare il vestito lungo color cipria. Marlon Brando: come lui nessuno mai. Hello di Adele non mi piace. E non mi fa manco piangere. E poi ho scoperto che ha venticinque ...

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LITTLE CHRISTMAS BOOK

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Sono fermamente convinta che regalare un libro sia un’ottima idea. Non originale, avanguardistica, innovativa. No. Nulla di tutto quello che in queste settimane si può trovare nelle infinite – guide ai regali perfetti – per il Natale perfetto per persone che però perfette non lo sono. Semplicemente un’ottima idea. Una delle migliori che si possa avere perché in qualche maniera regalando un libro regaliamo qualcosa di noi – può essere qualcosa che abbiamo amato, qualcosa che abbiamo perso, dimenticato e forse ritrovato in quelle pagine, qualcosa che ci ha fatto ricordare, ridere, riflettere. Regalando un libro regaliamo del tempo: è come se volessimo dire alla persona che abbiamo davanti di fermarsi. Le regaliamo una porzione di spazio con dentro storie e silenzio. Ed ecco allora, una lista dei libri che ho amato. Che ho sul comodino. Che rileggo, ciclicamente. Che ho sottolineato con una matita. E che sia Natale, un giorno qualunque o una cena infrasettimanale tra amiche di quelle in cui – non portare niente che siamo tutte a dieta – loro vanno bene. Perché c’è sempre lo spazio per una storia nuova e per un’ora di silenzio. OPEN perché è in assoluto uno dei libri più belli che ...

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PORTATEMI A SOGNARE. PORTATEMI A NY

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 - Per ciascuno, per chiunque, un mito diverso, la testa di un idolo con occhi di semaforo che ammiccano un tenero verde, un cinico rosso. Questa isola, galleggiante su acqua di fiume come un iceberg di diamante, chiamatela New York, chiamatela come vi pare: il nome non importa poiché, arrivando dalla maggiore realtà dell’altrove, uno va alla ricerca soltanto di una città, di un posto dove nascondersi, dove smarrire o scoprire se stesso, per fabbricare un sogno all’interno del quale dimostrare che, dopo tutto, non sei il brutto anatroccolo, ma un essere meraviglioso e degno di essere amato - Truman Capote Qualche settimana fa KLM Royal Dutch Airlines, una delle principali compagnie aeree in Europa, mi ha proposto di partecipare alla loro campagna promozionale Dream Offers. Poiché il tema è l’ esplorazione di meravigliose mete, KLM mi ha chiesto di scegliere dove volessi andare. Si ­ come quei bambini al luna park che si trovano, naso all’insù, a doversi confrontare con le domande della vita davanti a “Di che colore lo vuoi il palloncino?” ­ solo che nel mio caso l’indecisione aveva a che fare con una delle possibili mete della Dream Offers:  città che non conosco come San Francisco, spiagge dal mare cristallino come quelle di ...

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CHE MARE, MUSICA E BOCCOLI SIANO – KERASTASE CURL IDEAL

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Non sono liscia. Ma questo credo di avervelo già detto. E sebbene a volte nonostante i trent’anni passati faccia ancora finta che non sia così a me i miei capelli un po’ boccolosi, un po’ ondulati, un po’ che sanno del mare a fine giornata che ti si appiccica addosso, di certe canzoni ballate a piedi nudi e di mattine pigre trascorse a letto a leggere senza prestare troppa attenzione all’ordine delle cose piacciono. Quelli stessi capelli che con il tempo ho imparato a coccolare, accudire, sentire miei. Che ho imparato a conoscere perché i ricci hanno bisogno di cure e di attenzioni, di piccole accortezze per essere valorizzati, di consigli specifici per sprigionare tutto il loro fascino. Quegli stessi capelli che quando voglio lasciare liberi di essere ciò che sono – espressione di una femminilità non scontata, di una natura dedita al mare e alla musica e al desiderio di ballare e alle cose vere – accudisco anche a casa (e non solo in salone) con Kérastase Curl Idéal. Lo sapevate che i prodotti vanno scelti sulla base della tipologia di riccio? Che un po’ come quando andiamo in un camerino a provare quel paio di jeans, ci sono ...

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BRENDA WALSH, ESCI DA QUESTO CORPO – ADIDAS NMD

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  Brenda: ”Perdonami per averti fatto soffrire”. Dylan: “Se è servito per riaverti ne è valsa la pena Se non l’aveste ancora capito io sono sempre stata una fan accanita della coppia Brenda-Dylan. Il resto – ai miei occhi di adolescente sognatrice e ancora con qualche legittima velleità romantica erano solo escamotage cinematografici necessari per tenerci incollati alla televisione per dieci stagioni di fila. E Brenda mi ci sento ogni volta che infilo quei jeans a vita alta apparentemente lontani dal mio stile. Il bomber recuperato in quel negozietto vintage nel cuore di Roma. E un paio di sneakers – le nuove Adidas #NMD che per loro stessa ammissione –  the past empowers the future. A dimostrazione del fatto che non sono la sola che sta aspettando Dylan.

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CAUDALIE, COME QUANDO IL VINO E’ BELLEZZA

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Ci sono storie che iniziano in luoghi qualunque. Altre che iniziano in luoghi lontani. Altre ancora in luoghi che a descriverli di certo – con tutte le parole che conosco e anche quelle che ancora non so – si perderebbe comunque una parte di quella magia in cui sono avvolti.   Come un vigneto nel cuore della Francia, alle porte di Bordeaux. Come una casa immersa nel senso più letterale del termine tra le foglie di vite dove si respira il profumo della natura e dell’uva. Come una famiglia con il desiderio di fare cose buone avvalendosi di quella bellezza e di quella ricchezza distesa davanti ai loro occhi. Nasce così Caudalie – dal cuore di Mathilde Thomas, dall’uva e da null’altro – e mi riporta subito alla mente l’immagine di me bambina che durante la vendemmia in quelle settimane che segnavano la fine dell’estate accompagno nonno con la sua camicia bianca, a vedere i filari a pochi chilometri dal mare. Di me che sorridente con un paio di stivali di gomma troppo grandi voglio tagliare un grappolo, di me che torno a casa giusto in tempo per il pranzo felice e stanca come lo si può essere quando si gioca. ...

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DI METROPOLITANE. DI STRADE. DI CERTEZZE (POCHE)

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Sono qui, in un vagone della metropolitana di Londra circondata da frammenti variegati di umanità privi di alcun legame l’uno con l’altro, scollegati tra loro se si esclude la condivisione di questa piccola porzione di spazio. Per di più momentanea. Per di più intrisa di quell’inconfondibile odore di ferro che in qualunque parte del mondo ti riconduce tra le fondamenta di una città. Sono qui insieme a un paio di indiani. A un gruppo di giovani studenti inglesi, con l’acne sulla pelle e un accenno disordinato di barba su quelle facce ancora in divenire. Di una ragazza sola con il capo chino sullo schermo del suo iPhone 6. Sono qui con un distinto signore in abito scuro che legge uno di quei libri dalla copertina rigida sfogliandone con cura le pagine. Di mio fratello. Di una mamma con la figlia e i suoi leggins rosa con le stelline bianche su quelle gambine ancora così magre e mi piace pensare che siano tra i suoi preferiti nell’armadio. Sono qui. La voce dall’autoparlante ripete senza alcuna esitazione le prossime fermate – South Kensigton, Gloucester Road. Sono qui: ora i ragazzi sono scesi e hanno lasciato i loro posti a una famiglia di ...

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LITTLESNOBBEAUTY – #ADDIOMACCHIE #VOGLIOUNAPELLESPLENDIDA, PARTE II

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L’idea – come spesso accade nel mio lavoro – era quella di provarli per un mese per vedere se come mi avevano detto – Alessandra vedrai: sono un po’ come un buon bicchiere di vino. Non ne potrai fare più a meno se vorrai gustarti a pieno la vita. E in questo caso la tua pelle – E anche se la ragione non sempre serve è finita esattamente così. Con me che un mese dopo ho continuato ad usarli. Così come ho continuato ad ordinare quel bicchiere di vino.

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HAI DETTO MEZZO TACCO?

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Ci sono le scarpe comode. Ci sono le scarpe da sesso. E poi ci sono le scarpe moda che in un solo paio riescono a condensare l’antitesi stessa della comodità e del desiderio sessuale di tre generazioni di uomini etero. Quest’anno – o meglio questo mese – è il momento del mule (sabot solo se siete nate prima del ’75) in camoscio con mezzo tacco. Roba che anche mio padre per cui dovrei girare sempre e solo in Lacoste a maniche lunghe che è chic e non si vedono le tette mi direbbe che forse così è troppo. Soprattutto per chi deve ancora trovare un marito. (Io ho preso quelle di Zara. Color tabacco. Numero trentasette, la calzata è abbastanza comoda. E trenta euro per mettermele in quelle due giornate in cui mi sento una radical chic minimalista mi sembravano il giusto compromesso economico. Se volete strafare Mansur Gavriel in uno qualunque dei colori in gamma)

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#FAILADIFFERENZA PER TE E PER LE VITA CHE VERRA’

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Cambiare il mondo o perlomeno provare a farlo, anche solo con il nostro piccolo e rassicurante universo. Quello della nostra casa, del nostro lavoro, del nostro amore, delle nostre abitudini, del nostro armadio sempre troppo sgualcito come la camicia bianca che indossiamo e di quel cassetto in cui accatastiamo senza prestarci troppa attenzione sogni e desiderata. Quell’universo parallelo allo scorrere del tempo in cui ogni mattina con cinque minuti di ritardo piede destro giù dal letto diamo inizio alla nostra giornata e in cui nonostante i buoni propositi ogni sera ci addormentiamo troppo tardi sul divano prima di ricordarci – a volte non senza fatica – di alzarci per struccarci. Cambiare il mondo e fare la differenza. Cominciare dal nostro, per passare poi a quello che c’è al di là. Del finestrino della macchina, del nostro braccio, della porta di casa, della nostra immaginazione.   E io? Come ho fatto fino a qui e fino ad oggi la differenza nel mio mondo? Con tenacia e determinazione. Con la volontà di rimboccarmi le maniche, a costo di lavorare in bilico tra una valigia e la presa per caricare il telefono dispersa in qualche aeroporto. Con il desiderio più forte della coscienza ...

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#FORDFASHION, THE FASHION WEEK IS OVER

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Ed è così che si torna alla normalità A me che indosso un paio di StanSmith di un mezzo numero più grande del dovuto che sono pantofole e che cerco parcheggio per mezz’ora a metà strada tra Roma e Milano e con un paio di valigie sempre troppo pesanti e sempre troppo disordinate aperte in un angolo a caso della casa. Ed è così che si idrata la pelle, si recuperano le mail lette troppo frettolosamente, si vedono le amiche per sapere cos’è successo in queste settimane e no – non mi riferisco all’ultima sfilata di Dior – si chiama la mamma con la calma dovuta e anche un deliveroo perché la voglia di cucinare è poca come sempre. Ed è così che si salutano le compagne di avventure perché la fashion week è bella ma insieme è meglio e Valentina è sempre una straordinaria partner in crime. Ed è così che si svuotano i bagagliai della nostra Ford Vignale – interni in pelle mica pizza e fichi – che per una settimana è diventata una casa ed è sorprendente quante cose siano in grado di accumulare due donne in soli sette giorni – scarpe, maglioni, inviti dimenticati e poi ritrovati, ...

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LITTLE SNOB THING FOR TRUSSARDI LOVYBAG

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Lovy. E già il nome dice molto o forse tutto. Lovy, come fossimo in una favola però più moderna con una principessa contemporanea perfettamente calata nella nostra quotidianità che cerca il suo posto in questo mondo. Lovy come il Made in Italy di cui troppo spesso ci dimentichiamo di essere orgogliosi. Lovy come la storia di una famiglia che affonda le sue radici lontano nel tempo e nel mondo della moda scrivendo una delle pagine più eleganti della tradizione italiana. Lovy come un’icona che diventa tale quando combina il lusso con la femminilità, la classe con il savoir faire, la capacità di non tradire le proprie origini con il desiderio di essere attuale e di fare ancora e di fare bene. Lovy come una borsa ma forse qualcosa di più. Lovy. Ed è così – con grande piacere – che annuncio la mia collaborazione con Trussardi per raccontare la storia, i desiderata, le ambizioni e tutto ciò che vi è dietro (e anche dentro perché credetemi è davvero capiente) questa borsa. Ed è così, con grande piacere che porterò la mia di Lovy in giro per le strade di Roma e Napoli e Bari in tre eventi che vogliono essere ...

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